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La Compagnia Diaghilev con “Lungo viaggio verso la notte” alla Vallisa di Bari

Quando il buio della notte è immagine del buio dell’anima: la Compagnia Diaghilev scrive una bellissima pagina di teatro alla Vallisa di Bari con la sua versione di “Lungo viaggio verso la notte”, il capolavoro di Eugene O’Neill, diretta da Giuseppe Marini


A Carlotta, nel dodicesimo anniversario del nostro matrimonio

Carissima, ti offro il manoscritto originale di questo dramma d’un’antica pena, scritto con le lacrime e col sangue. In una ricorrenza così lieta può sembrare un dono triste e inopportuno. Ma tu capirai. Te lo offro come contributo al tuo amore ed alla tua tenerezza, che seppero infondere in me la fede nell’amore ed il coraggio di affrontare alfine i miei morti e scrivere questo lavoro con profonda pietà e comprensione e desiderio di perdono verso tutti e quattro i tormentati Tyrone. Mia amata, questi dodici anni sono stati un viaggio verso la luce, verso l’amore. Tu sai quanto ti sono grato, e quanto ti amo. Gene Tao House, 22 luglio 1941.

Eugene O’Neill

Con queste parole vede la luce Lungo viaggio verso la notte, uno dei massimi capolavori del teatro statunitense del Novecento, portato in scena per la prima volta nel 1956, tre anni dopo la morte del suo autore, premio Pulitzer postumo (1957) per la drammaturgia. In verità Eugene O’Neill aveva vincolato la sua casa editrice in modo che il dramma potesse essere rappresentato non meno di 25 anni dopo la sua scomparsa ma,  trasferendo i diritti all’università di Yale, la vedova Carlotta Monterey (terza moglie e dedicataria dell’opera) riuscì ad aggirare l’ostacolo per consentirne la messa in scena prima del tempo stabilito. Il perché del vincolo si comprende facilmente. “Lungo viaggio verso la notte” racconta le miserie fisiche e morali della famiglia Tyrone, e i riferimenti dell’autore alla propria famiglia sono più che evidenti: nomi identici o simili, ambientazione, tare e malattie… tutto rimanda alla sua dolorosa storia familiare. James O’Neill, suo padre, attore di successo in gioventù, era rimasto imprigionato nel ruolo di protagonista di una fortunata riduzione teatrale de Il Conte di Montecristo (più di seimila repliche). Suo fratello Jamie era alcolizzato, come il suo omonimo nel dramma. La madre Mary aveva vissuto anni di fervente cattolicesimo in un collegio dell’Indiana e infine Eugene stesso aveva viaggiato a lungo e sofferto di tubercolosi come Edmund, il figlio minore, ed era stato internato per diversi mesi in un sanatorio. Rapporti conflittuali, ambivalenze emotive, lutti che generano turbe, invidie feroci, una cupa idea di fede, schiacciante e opprimente. Una famiglia disfunzionale, nella quale certo non doveva essere stato facile vivere, con un modello che O’Neill aveva drammaticamente replicato nella sua vita segnata da amori e divorzi, fughe in cerca di avventure, alcol, fragilità fisiche e psicologiche.

Lungo viaggio verso la notte – foto di Vito Mastrolonardo Vallisa, Bari -2024-04-02

Lungo viaggio verso la notte” si svolge nell’arco di una giornata nella casa in campagna (in Connecticut) dei Tyrone, nell’agosto del 1912. Il viaggio è lo svelamento dei drammatici rapporti familiari, con i quattro personaggi che si accusano a vicenda dei torti subiti, dei gesti d’amore negati, del fallimento delle loro vite. Il viaggio è anche e soprattutto il loro precipitare nell’angoscia e nella disperazione, senza alcuna possibilità di salvezza. Se all’inizio della giornata aleggia il timido tentativo di tenere in vita una parvenza di serena convivialità, una pur vaga speranza di poter affrontare i problemi che aleggiano e pian piano prendono forma, ben presto emergono antichi rancori e si assiste ad un progressivo sprofondamento nella più completa disperazione, nella follia, nel delirio.

Il buio della notte è immagine del buio dell’anima.

Lungo viaggio verso la notte
foto di Vito Mastrolonardo

Un testo denso, complesso ma incredibilmente intrigante, messo in scena dalla Compagnia Diaghilev presso l’Auditorium Vallisa di Bari, che Paolo Panaro ha ridotto per questa produzione con una grande sapienza di scrittura che nulla ha tolto allo spirito dell’originale, conservando intatti gli equilibri e le tensioni sottostanti. La regia illuminata di Giuseppe Marini ha come sempre dato equilibrio e armonia all’interazione tra i personaggi e agli spazi scenici. Si è già detto con riferimento ad altre produzioni che uno dei meriti della Compagnia è quello di trasformare la criticità dello spazio ridotto in una opportunità e addirittura in un punto di forza, e anche qui si è ripetuta la magia di portare gli attori tra il pubblico, questa volta con una forte prossimità che ha reso particolarmente emozionante

Giuseppe Marini

assistere allo spettacolo. Grazie anche alle luci di Gianni Colapinto e alle musiche originali di Paolo Coletta, i tempi e le emozioni sono efficacemente scanditi e sottolineati, mentre il periodo in cui si svolge il racconto è ben inquadrato dai costumi di Michele Giannini. Sul palco quattro attori, i quattro membri della famiglia Tyrone, tutti ben disegnati dal testo originale, dall’adattamento e dal taglio dato dalla regia. A ciascuno viene regalato un monologo che svela il personaggio, ma anche le qualità attoriali dei protagonisti e la coerenza della recitazione. Andrea Simonetta è Edmund, alter ego di O’Neill. Se da un lato è convincente nel vestire la fragilità e la tenerezza del suo personaggio, in alcuni momenti lo avremmo voluto più espressivo nei contrappunti, in particolare quando la sua presenza sul palco lo designa quale spettatore della confessione o della riflessione altrui. Francesco Lamacchia è un rancoroso Jamie, inconcludente, alcolizzato e sospeso tra amore e odio nei confronti di suo fratello. I toni accesi della sua recitazione ritrovano equilibrio e misura nel monologo in cui svela a se stesso e a Edmund l’ambivalenza dei suoi sentimenti. Di Carla Guido non dimenticherò gli occhi e le mani. La prossimità degli attori permette di cogliere sussurri e impercettibili gesti: lo sguardo vitreo di Mary, il tremore delle sue mani e il loro torcersi, la capacità di raccontare la progressiva discesa nella follia senza dover ricorrere, se non eccezionalmente, ad una recitazione sopra le righe, tutto questo da vita ad un personaggio che la Guido sembra abitare (più che interpretare), emozionante e assolutamente coerente nell’incoerenza della sua follia. E altrettanto emozionante è Paolo Panaro, in un ruolo solo apparentemente “monolitico”. James Tyrone viene svelato piano piano, ed è forse il personaggio che più degli altri cambia nella percezione del pubblico. L’avarizia che gli viene contestata sin dalle prime battute, l’attaccamento alla proprietà, la frustrazione di un lavoro che non si è articolato come aveva immaginato e che lo ha reso amaro e disilluso, tutto trova spiegazione nel momento in cui James Tyrone si siede sulla sedia a dondolo (luogo in cui la verità dei personaggi viene svelata) per raccontare la storia della sua infanzia, fatta di privazione, miseria, fame. L’uomo la sussurra, la rivive e la ripercorre con un dolore profondo ma composto e in qualche modo “costretto”. Panaro in questo processo è assolutamente coerente e convincente. Per tutto il pubblico, raccolto nell’ascolto, un momento di intensa emozione, vissuta quasi col fiato sospeso.

Lungo viaggio verso la notte” è un atto coraggioso, una sfida vinta. Non regala risposte ma suscita domande. Non porta pace ma dubbi. E scrive una bellissima pagina di teatro.


Il cast della compagnia con Lucio Catamo e Damiano Ventrelli

Abbiamo intervistato gli attori domenica 14 aprile al termine della recita.

D. Una messa in scena particolarmente coinvolgente…

R. Paolo Panaro(James, il padre):”l’originalità di questa messa in scena consiste proprio in questo scambio con il pubblico, l’azione scenica avviene fra il pubblico. Abbiamo voluto abolire la quarta parete e l’arco di proscenio e questa cosa restituisce quell’intimità che questo tipo di testo ha bisogno per essere recitato.

D. Un testo difficile con elementi che configurano i mali della società attuale. C’è la droga, l’alcool, un senso di disperazione e d’infelicità che contraddistingue il rapporto familiare. La madre di questa famiglia è interpretata da Carla Guido.

R. Carla Guido(Mary,la madre): E’ una famiglia disfunzionale, si capisce dal testo e dallo spettacolo, almeno come lo ha voluto impostare il regista Giuseppe Marini. La madre Mary è una donna che ha sofferto tanto, è una morfinomane, una dipendente, ha avuto brutte vicende nella vita: ha perso un figlio, ne ha messo uno subito al mondo un altro e poi la diversa nascita ed educazione culturale rispetto alla vita bellissima, ma comunque difficile di seguire un attore. E’una donna dalla quale trapela, comunque, questo grande senso della maternità anche se a momenti è distaccata come purtroppo le sostanze tossiche fanno, cambiano l’identità. L’impegno è stato di creare una famiglia, di trasformare questo teatro in una casa, permane sempre questo sentimento, nonostante litigi, disappunti e scene terribili: certo questo è un testo che riprende la vita di O’Neal e sappiamo com’è andata.

D. Due fratelli, uno vittima di un male, all’epoca, terribile come la tubercolosi e l’altro vittima di una forte dipendenza dall’alcool, com’è questo rapporto fra di loro?

R. Francesco Lamacchia(Jamie): Il rapporto fra i fratelli è bellissimo, è un rapporto estremamente ambivalente, conflittuale, ma visceralmente pieno d’amore. Il fratello maggiore verso il minore ha un senso, da un lato di affetto e protezione, dall’altro il minore rappresenta il fallimento della sua vita, perché è colui che è stato il ricettacolo dell’amore della famiglia a discapito del maggiore. Il rapporto del maggiore verso il minore è interessantissimo, è come se fosse un magma ribollente, conflittuale e amorevole allo stesso tempo.

D. Essere il più piccolo vuol dire ricevere tutti gli interessi e le attenzioni dell’intera famiglia…

R. Andrea Simonetti(Edmund): Attenzioni ma anche tante disattenzioni. Il mio personaggio cerca di attirare tutte le attenzioni degli altri. C’è proprio nelle battute e nel testo, anche prima del mio monologo, quando chiede al padre: vuoi sapere, vuoi sentire qualcosa di me? Perché in pochi lo conoscono, sanno che scrive, ma quello che scrive non lo capiscono fino in fondo, e adesso sono preoccupati della sua salute, ma non si stanno preoccupando della sua salute mentale. Questo testo, come scrive O’Neal, è stato scritto con lacrime e sangue. Un testo autobiografico che ci arriva tutto e che continuiamo, ogni sera ad onorare. Un testo che ha dei livelli di semplicità come quello del rapporto fra fratelli che scherzano e si prendono in giro, ma ha anche un livello molto profondo, poetico: per coglierlo occorre essere molto attrezzati, perché ci sono molte citazioni all’interno.

 Lungo Viaggio verso la notte
Eugene O’Neill
Compagnia Diaghilev
Auditoriun Vallisa – Bari

Regia Giuseppe Marini – Costumi di Michele Giannini/ luci di Gianni Colapinto / musiche originali di Paolo Coletta

Dal 5 al 25 aprile 2024 – Info prenotazioni tel. 3331260425

Foto di scena di Vito Mastrolonardo

Imma Covino
Foto di Vito Mastrolonardo (tranne ove riportato)
per gentile concessione della Compagnia

Un ensemble figlio della guerra, il Trio Ukraїni ospite dell’Agìmus

Domenica 21 aprile (ore 20.15) al Teatro van Westerhout a Mola di Bari – Di scena la formazione nata in Puglia dall’unione di tre musicisti profughi


Ha un solo anno di vita il Trio Ukraїni, di scena domenica 21 aprile (ore 20.15) al Teatro van Westerhout di Mola di Bari per le stagioni dell’Agìmus dirette da Piero Rotolo. E si è formato in Puglia, nel marzo 2023 dall’unione della pianista Anna Habruk e dei fisarmonicisti Viktor Nedvyha e Dmytro Tereshchenko, accomunati dall’amore per la musica del loro Paese, dal quale sono dovuti fuggire dopo la guerra causata dall’invasione dell’esercito di Mosca.

Si tratta di solisti di vincitori di numerosi concorsi internazionali che hanno trovato in una nuova percezione della musica accademica le ragioni di un’affinità capace di andare ben oltre la stessa appartenenza territoriale e culturale. Un’intesa che si manifesta attraverso l’esecuzione di brani di autori di vari Paesi (Ucraina inclusa) rielaborati in originali arrangiamenti. Tra l’altro, il trio torna a Mola di Bari dopo essere risultato vincitore lo scorso anno del contest «OpenConcert» dell’Agìmus, che ha offerto un’importante vetrina a questo neonato progetto, ospitato in Puglia anche dal Wanda Landowska Festival, dal festival Cammini Musicali di Molfetta e da Rosso di sera.

Il programma si apre con «Comastor», un brano di Franck Angelis, fisarmonicista e compositore francese, e prosegue con «Anantango» del basco Gorka Hermosa, anche lui fisarmonicista, dal quale rimase profondamente colpito al primo ascolto Pablo Zinger, pianista di Astor Piazzolla. Si andrà anche alla scoperta di Brian Field, il cinquantaseienne compositore americano autore di «Winds», il pezzo dalle «Three Passions for our Tortured Planet» scelto dal Trio Ukraїni per questo programma. Subito dopo, con «Reflexion», arriverà l’omaggio al connazionale Sergej Leontiev, compositore ucraino dei nostri giorni, mentre è scomparso a cinquantasette anni, nel 1982, Igor Shamo, anche lui di Kiev, tra gli autori più importanti dell’Ucraina contemporanea, del quale si ascolterà, dalla «Ukrainian Suite», la «Canzone di primavera» (Vesnyanka).

Se n’è andato, invece, nel 2020 Myroslav Mychaylovych Skoryk, nato a Leopoli nel 1938 ma cresciuto in Siberia, dove la sua famiglia venne deportata dopo la Seconda guerra mondiale, forse il più importante compositore ucraino contemporaneo al quale il Trio rende omaggio con «Melodia». Poi si volerà oltreoceano con gli argentini Anibal Troilo (Danzarin), Astor Piazzolla (Inverno) e Alberto Ginastera (Danza n. 1 dal balletto «Estancia») prima di tornare nel Vecchio Continente con due autori poco noti ma di grande impatto emotivo, entrambi virtuosi di accordéon, il basco Gorka Hermosa e l’ucraino Vladimir Zubitsky, che verranno rispettivamente celebrati con i brani «Brehme» e «Omaggio ad Astor Piazzolla».

Biglietti online su Vivaticket all’indirizzo https://www.vivaticket.com/it/ticket/trio-ukra%CF%8Ani-mosaico-musicale/228110

Info 368.568412.

 

Un ristorante nojano si aggiudica il I campionato degli spaghetti all’assassina

Domenica 14 aprile, nel “Tipico Village in Fiera” all’interno della Fiera del Levante di Bari, durante Expolevante 2024, si è svolta la finale del primo campionato degli spaghetti all’assassina, organizzato da Bari Cibo Cultura in collaborazione con il Gola Cafè Bistrot di Maurizio Mastrorilli e vinto dal ristorante Nonna Maria di Noicattaro (Ba) con lo chef Francesco Bondanese.


Arriva dunque dalla provincia la versione migliore del piatto che ormai rappresenta un simbolo di Bari, nato nel 1967 dall’idea dello chef foggiano Enzo Francavilla, il quale lo preparò per la prima volta nel ristorante “Al sorso preferito”. La vittoria è arrivata dopo una prima fase in cui la giuria popolare ha eletto la rosa di finalisti, i quali si sono confrontati nella seconda fase durante i giorni dell’Expolevante all’interno del Tipico Village in Fiera, un villaggio interamente dedicato all’enogastronomia e all’artigianato.

Premio Primo Campionato Spaghetti all”Assassina

Abbiamo giudicato sedici partecipanti – ha commentato il presidente di giuria Sandro Romano – i quali dal vivo, di fronte al numeroso pubblico, hanno preparato la propria versione. Noi abbiamo valutato in base alla somiglianza della ricetta originale, oltre alla bontà. È stato difficile selezionarne uno, ma la competizione prevedeva che ci fosse un vincitore e abbiamo scelto, ma in generale sono stati tutti di alta qualità”.

Durante la finale è stata proiettata un’intervista fatta da Sandro Romano e Felice Giovine all’ideatore del piatto, nella quale lo chef Francavilla ha raccontato la sua ricetta. A lui, il presidente di giuria e Gaetano Frulli presidente della Nuova Fiera del Levante srl hanno consegnato una targa celebrativa, ritirata dai suoi figli. A completare la classifica dei primi quattro sono: Matiti di Bari, Superpizza Away di Bari e Rame di Altamura. Insieme al gastronomo e giornalista Sandro Romano, Console Sud Italia dell’Accademia Italiana della Gastronomia, a giudicare i ristoranti è stata una giuria tecnica con 8 elementi del settore gastronomico e 2 selezionati dal pubblico presente. L’evento ha visto anche la partecipazione di noti influencer come Nunzia Bellomo, Gianfranco Laforgia (Sapori di Puglia) e Michele Pacino (Baffetto Food).

Targa allo chef Francavilla

Siamo molto soddisfatti della risposta di pubblico ottenuta in questi giorni – ha dichiarato Maurizio Mastrorilli, ideatore e organizzatore del villaggio -. Il primo campionato degli spaghetti all’assassina è stato un successo soprattutto perché sono stati tanti i locali che si sono messi in gioco partecipando all’iniziativa”.

Tipico Village in Fiera C/O Fiera del Levante – Lungomare Starita 4 – Bari

Info: 3929111969

Andrew Faber con il suo tour porta la poesia nel Demodè Club

Venerdì 19 aprile al Demodé Club di Modugno (Ba), con inizio alle 21, lo scrittore Andrew Faber terrà tappa con il suo tour poetico con il quale sta presentando la sua ultima raccolta poetica “Ti passo a perdere”, edito da Interno Poesia e illustrato da Giulia Angelini, che con ironia e leggerezza affronta il concetto di fragilità, trasformandola in forza.


Questa raccolta è stata concepita nell’arco di circa tre anni – ha spiegato Faber – e raccoglie le poesie dalla pandemia in poi. In questo volume mi sono concentrato sulle tematiche del panico e dell’ansia, argomenti che ho già portato anche in spettacoli precedenti. Il libro si apre infatti con la descrizione di uno degli attacchi di panico che ho avuto nel momento in cui ho iniziato a scrivere”.


Classe 1978, Andrea Zorretta, in arte Andrew Faber, è un poeta, musicista e performer romano. È stato fra i primi ad aprire al web l’immediatezza della poesia, nel suo caso con un pubblico social che si avvicina ai 370mila follower. Semplicità e innocenza, forza delle emozioni, gentilezza e fragilità: sono queste le parole chiave che descrivono la sua “poesia terapeutica” che fa bene all’anima, arrivando dritta al cuore dei lettori e traducendo in versi la meraviglia dei piccoli gesti, degli sguardi quotidiani, di un’interiorità da abbracciare e (ri)scoprire. “Ti passo a perdere”, per mesi al primo posto tra i libri di poesia più venduti e giunto alla quinta ristampa in meno di un anno, è la sua quarta raccolta in versi. Prima ha pubblicato “Non ho ancora ucciso nessuno” (2016), “D’amore. Di rabbia. Di te” (2017) e “Fermo al semaforo in cerca di un titolo, vidi passare la donna più bella della storia dell’umanità” (2018), tutti editi da Miraggi Edizioni. Nel 2016 ha esordito in teatro con lo spettacolo “P-Factor” insieme agli attori Marco Marzocca e Stefano Sarcinelli. Con Rizzoli, nel 2019, ha pubblicato il romanzo “Cento secondi in una vita”, una storia semi autobiografica che tratta in maniera tragicomico-romantica il tema dell’ansia e del panico.

Andrew Faber

Lo spettacolo si divide in due parti: una prima parte, dopo l’introduzione dell’autore, è incentrata sulle tematiche dell’ansia e del panico, con letture di poesie che tentano di superare questi stati d’animo. Attraverso dei consigli in forma di versi, l’autore tiene per mano il pubblico e in una sorta di piccolo viaggio cerca di aiutare chi soffre di panico ad uscire da questo cono d’ombra. La seconda parte invece, in un modo un po’ più spensierato, strizza l’occhio all’amore, anche in modo ironico con aneddoti, curiosità e pure qualche parolaccia.

A rendere speciale tutto questo sarà proprio la location, il Demodè Club, che ancora una volta si dimostra uno speciale contenitore culturale e dopo lo sport con gli “Sparring day”, la solidarietà con gli eventi aperti alle associazioni impegnate nel sociale, apre le sue porte anche alla poesia.

Paradossalmente per me è ancora più emozionante portare una tematica del genere in una discoteca, dove a regnare sono musica e ballo – ha aggiunto Faber -. E questo mi fa pensare che di questi argomenti si può parlare ovunque e che portarli in questi luoghi non è assurdo. La poesia è assolutamente anticonformista e rompe quegli schemi a cui siamo abituati”.

Demodè Club – Via dei Cedri, 14 – Modugno (Ba)

Infoline: 3397360006

Inizio concerto: 21.00

A Michel Petrucciani: tributo in famiglia con lo Iovene 4et

Domenica 21 aprile al Teatro Forma per Nel Gioco del Jazz

Nella band il fratello del grande jazzista, Philippe, e il batterista Manhu Roce


Nel venticinquennale della scomparsa di Michel Petrucciani, il pianista Alberto Iovene ha raccolto intorno a sé un gruppo di musicisti profondamente legati al jazzista francese, straordinario virtuoso degli ottantotto tasti morto nel 1999 a soli trentasei anni. Nel progetto «Enchanté», che il musicista pugliese presenta domenica 21 aprile (ore 20.45) al Teatro Forma di Bari per l’appuntamento di chiusura di «Startin’ Again», la rassegna promossa dell’associazione Nel Gioco del Jazz, figurano, infatti, il fratello del grande pianista, il chitarrista Philippe Petrucciani, e uno dei suoi storici collaboratori, il batterista Manhu Roce, oltre al bassista (anche lui francese) Dominique di Piazza noto, tra le tante cose, per aver fatto parte con Trilok Gurtu del trio di John McLaughlin nei primi anni Novanta.

Alberto Iovene

In un concerto di straordinario impatto emotivo, l’Alberto Iovene French 4et condurrà il pubblico in un viaggio sonoro di grande spessore attraverso l’ascolto di brani originali del bandleader e di Petrucciani, del quale il fratello Philippe dice: «Michel fa parte del nostro patrimonio, con la sua intensa gioia di vivere, l’energia positiva che ha saputo comunicarci e il suo donarsi così generoso, ancora fonte di ispirazione per noi, quando suoniamo i suoi brani. Le chiamava canzoni, anche se non avevano parole, che puoi trovare nelle sue armonie, così difficili da suonare, ma così belle da ascoltare, così come nelle linee melodiche dei suoi splendidi temi e nelle inarrivabili improvvisazioni di cui era capace».

Uomo dall’incredibile talento, Michele Petrucciani aveva dovuto sconfiggere un pesante handicap fisico (dovuto a una malattia genetica, l’osteogenosi imperfetta, che lo aveva colpito fin dalla nascita). Ed era diventato un «gigante della musica dentro il corpo di un nano», per usare le parole del regista Michael Radford che nel 2011 ha raccontato la

Philippe Petrucciani

grandezza del pianista di Orange nel documentario «Michel Petrucciani – Body & Soul», la storia (troppo breve) di un musicista che ha vissuto ogni nota come fosse la più importante. «Quando mi siedo alla tastiera mi sento libero come l’aria» ha detto una volta Petrucciani, che grazie alla magia della musica era venuto fuori dalla gabbia del suo corpo di cristallo, fragile e malato, riuscendo ad avere una vita intensa. Visse con sregolatezza, ebbe quattro mogli-compagne e fu il primo straniero ad esibirsi al celebre Blue Note di New York, tempio americano del jazz. In 97 centimetri di altezza e 27 kg di peso erano condensate le qualità di un genio assoluto della musica, con una vita dolorosa nel privato quanto luminosa sui palchi di tutto il mondo, che pensò di poter conquistare quando ancora bambino venne folgorato da Duke Ellington. Già allora capì che la musica sarebbe entrata definitivamente nel suo destino.

Info e prenotazioni 338.9031130 – 351.2101227 – nelgiocodeljazz@outlook.it. Prevendite online su Liveticket e vendita al botteghino del Teatro Forma a partire dalle ore 16 del giorno dell’evento.

Tango «nuevo» e canzoni spagnole nel tocco di Dorothea von Albrecht

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Associazione Giovanni Colafemmina – XVII stagione concertistica

Il 20 aprile concerto ad Acquaviva delle Fonti per l’associazione Colafemmina


La nota violoncellista tedesca in duo con il pianista Peer Findeisen

Suoni spagnoli, caraibici e sudamericani con il duo teutonico composto dalla violoncellista Dorothea von Albrecht e dal pianista Peer Findeisen, di scena sabato 20 aprile (ore 20) nella Sala Colafemmina di Palazzo de Mari ad Acquaviva delle fonti. Il raffinato appuntamento, intitolato «Milontan» come la struggente milonga del grande compositore italo-argentino José Bragato, rientra nella programmazione dell’associazione Colafemmina, che ospita i due musicisti in un concerto comprendente musiche di Joaquín Nin, Manuel de Falla, Astor Piazzolla e, per l’appunto, José Bragato, oltre che dello stesso Findeisen, non solo strumentista e compositore, ma anche musicologo e teorico musicale, avvicinatosi allo studio del pianoforte all’Università di Heidelberg per dedicarsi all’attività concertista sia come solista che in formazioni da camera. A sua volta Dorothea von Albrecht è particolarmente attiva nel campo della musica contemporanea e dell’improvvisazione, è stata primo violoncello dell’Orchestra sinfonica di Heidelberg e, dopo numerose collaborazioni con compositori di rilievo, dal 2006 è diventata direttrice artistica del programma collaterale del Neckar Music Festival.

La serata si aprirà sulle note della «Suite spagnola» del compositore cubano Joaquín Nin, nato nel 1878 all’Avana, città nella quale muore nel 1949, quando l’isola, un tempo colonia spagnola, è nel frattempo diventata una repubblica indipendente. Nel mezzo, un lungo soggiorno europeo, prima a Barcellona, poi a Berlino, infine a Bruxelles e a Parigi. Considerato un autore appartenente sia alla cultura iberica che cubana, Joaquín Nin ha prodotto opere che affondano le radici nel canto popolare e nella musica barocca spagnola. E la suite con cui si apre il concerto del duo tedesco rientra in questo quadro culturale, all’interno del quale si colloca il repertorio di Manuel de Falla, del quale si ascolteranno sei «Canzoni popolari spagnole» scritte a Parigi tra il 1913 e il 1914, la cui fortuna si misura dal numero di trascrizioni esistenti, tra cui quella per violoncello di Maurice Marchal.

Dorothea von Albrecht e Peer Findeisen

Seguirà l’«Habanera» di Peer Findeisen, pagina risalente al 2017, che è anche l’anno della scomparsa di José Bragato, compositore classe 1915, nativo di Udine ed emigrato con la famiglia in Argentina, dove divenne celebre, in ambito sinfonico, nella riproposizione di musica folcloristica argentina e paraguaiana, ma soprattutto nello sviluppo del «tango nuevo» che ebbe tra i suoi protagonisti Astor Piazzolla, con cui Bragato collaborò a lungo. Ed è nel segno di questi due compositori che si chiuderà il concerto, sulle note di «Lo que vendrà» di Piazzolla, quindi della toccante «Milontan» di Bragato e, ancora, della «Milonga in re» e de «Le grand tango» di Piazzolla, grande virtuoso di bandoneon, strumento simbolo del «pensiero triste che si balla».

Info biglietti e prenotazioni 335.1406658 oppure 349.4775799.

A Lecce serata con AIS, il vino che ha fatto la storia

PELLEGRINO, IL VINO CHE HA FATTO 

LA STORIA ENOLOGICA DI SICILIA (E NON SOLO)


Serata con AIS Lecce domenica 21 aprile al Grand Hotel Tiziano

Riprendono le attività degustative di AIS Lecce, delegazione guidata da Marco Albanese, con la serata dal titolo “Pellegrino – Una storia di famiglia”. Appuntamento domenica 21 aprile alle 19.30 presso il Grand Hotel Tiziano di Lecce con un interessante viaggio nel mondo di una delle realtà vitivinicole più antiche e rappresentative della Sicilia.

La famiglia Pellegrino ha sempre gestito personalmente le attività in vigna e in cantina, e ancora oggi, giunta alla settima generazione, è quotidianamente coinvolta nella gestione aziendale. Una lunga storia di famiglia fatta di rispetto, cura, amore e dedizione, di valori tramandati di padre in figlio che oggi fanno di quella in argomento una delle più grandi famiglie del vino siciliano e italiano.

Dedita sin dal 1880 alla coltivazione delle migliori uve siciliane, rappresenta oggi una realtà di grande tradizione ed esperienza nell’isola, avendo acquisito in oltre 135 anni di vita una profonda conoscenza del territorio, dei metodi di coltivazione dei vitigni autoctoni e delle migliori tecniche di vinificazione delle uve che vengono rappresentate da grandi vini nelle diverse espressioni aziendali.

In degustazione:

La Grande Famille, metodo classico Brut

Senarìa, Grillo Superiore, 2022

Isesi,  Bianco Pantelleria DOC, 2022

Junco, Frappato, 2022

Gazzerotta Nero D’Avola, 2021

NES, Passito Naturale di Pantelleria, 2022

Old John, Marsala superiore riserva semisecco, 1998

Il wine tasting, che vedrà la partecipazione dell’area manager per il Centro-sud Italia dell’azienda, Carla Spatafora, sarà condotto dai relatori AIS Lecce e si concluderà con l’abbinamento dei vini a un piatto, più una sorpresa dolce appositamente studiati per la serata e realizzati dallo chef Gianluca Parata del Ristorante “Avoglia” di Taviano. Posti disponibili 80, prenotazioni solo sul sito sommelierpuglia.it.

A Caprarica di Lecce “La Tovaglia di Trilussa”

“LA TOVAGLIA DI TRILUSSA”, VITA E TRAVERSIE DEL POETA DELLA ROMANITA’

Venerdì 19 aprile, Chiesa del Crocifisso, Caprarica di Lecce


 A Caprarica di Lecce “La tovaglia di Trilussa” è il penultimo appuntamento – venerdì 19 aprile, ore 20.45. Chiesa del Crocifisso –  per “Palpito. A teatro il cuore batte più forte”, rassegna teatrale diretta da Massimo Giordano e organizzata da “Chiari di Luna” per il Comune.

Uno spettacolo popolare emozionante e divertente, di e con Ariele Vincenti (che ne ha scritto il testo con Manfredi Rutelli e la supervisione artistica di Nicola Pistoia), in cui attraverso le parole e aneddoti pubblici e privati del “Poeta di Roma”  si racconta una romanità in via d’estinzione. All’apice del suo successo, tutte le donne di Roma corteggiavano Trilussa e file di curiosi gravitavano giorno e notte sotto la sua casa. In vecchiaia, purtroppo, il poeta ebbe problemi economici, ma non rinunciò alle amate cene in osteria dopo le quali, quando arrivava il conto, scriveva due versi sulla tovaglia di carta mezza unta, la strappava, la dava all’oste e la cena era pagata. I suoi scritti toccano, con sarcastiche metafore, quegli aspetti sociali della politica e del potere che nella Storia sempre si ripetono uguali a se stessi.

Locandina La tovaglia di Trilussa

Ticket d’ingresso 5 euro, tel.320.8241031 per info e prenotazioni, possibili anche online su diyticket.it.

Quei successi che hanno fatto la nostra vita raccontati da Mogol

Domani sera, Teatro Italia, Gallipoli


Un “concerto narrato” per raccontare alcuni tra i più grandi successi della musica italiana di tutti i tempi, attraverso la voce di chi ne ha composto i testi e l’“interpretazione perfetta” di chi oggi contribuisce a mantenere vivo il mito di Lucio Battisti.

Appuntamento domani, venerdì 19 aprile alle 21 al Teatro Italia di Gallipoli, per una serata che si annuncia ricca di emozioni: che è esattamente il titolo dello spettacolo – “Emozioni”, appunto – che vedrà sul palco uno dei più grandi poeti del Novecento, Giulio Rapetti Mogol, e l’artista che richiama sorprendentemente anche nell’aspetto il grande cantautore italiano scomparso nel 1998: Gianmarco Carroccia.

Una serata durante la quale il Maestro Mogol accompagnerà il pubblico in un viaggio tra aneddoti, curiosità e retroscena legati alla composizione dei maggiori successi scritti con Lucio Battisti, per poi “consegnarli” all’abilità esecutiva di Carroccia, che si attiene fedelmente all’originale dando come risultato, appunto, la cosiddetta “interpretazione perfetta”. Un viaggio irripetibile nella costruzione di successi canori intramontabili che hanno segnato la vita culturale italiana, una vera e propria “biografia musicale” capace di rivelare tutti le sfumature, non solo musicali, insite dentro ogni singolo brano.

Evento organizzato da AR LIVE, biglietti disponibili su Vivaticket e nei punti vendita del circuito, info 324.0917038,  info@arlive.it.



“#NonCiFermaNessuno” al Politecnico di Bari

Terza tappa del tour motivazionale dell’inviato di “Striscia la Notizia”

“#NonCiFermaNessuno” al Politecnico di Bari: le sconfitte sono occasioni da cogliere.  In collegamento il Campione del Mondo e idolo bianco-rosso indimenticato, Gianluca Zambrotta: “Il calcio insegna che c’è sempre una seconda occasione: non mollate mai”

Bari, 9 aprile 2024 – L’innovazione e la curiosità come antidoto alla paura del futuro. Il Politecnico di Bari, faro dell’istruzione e della ricerca nel Sud Italia e oltre, ha ospitato questa mattina (9 aprile), nell’aula magna “Attilio Alto”, l’affollata terza tappa del tour universitario di Luca Abete, “#NonCiFermaNessuno”.

La campagna sociale, che ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e che gode del patrocinio del Ministero dell’Università e della Ricerca, della Crui e della manifestazione d’interesse del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi, si pone da dieci anni l’ambizioso obiettivo di ascoltare gli studenti e discutere apertamente di fallimenti e conquiste.

Luca Abete, Claudia Misceo, Francesco Cupertino

“Ogni talk – ha spiegato Luca Abete – è un volo tra le paure, le sensazioni che vivono tanti studenti italiani. Quelli di Bari si sono rivelati straordinari. Hanno vissuto questa esperienza con intensità partecipando alla fase organizzativa e agli sviluppi dell’evento che li vede da sempre parte attiva. Ogni tappa è una catapulta: anche a Bari abbiamo prodotto contenuti preziosi che, grazie ad un attento lavoro di comunicazione, raggiungeranno altri studenti italiani. Ed è questa la forza del format che riscuote tanto successo tra gli studenti”.

Pienamente in linea con la mission del tour il Rettore, Francesco Cupertino: “Vogliamo che il percorso universitario sia per i nostri studenti e le nostre studentesse un’esperienza non soltanto formativa, ma trasformativa, che faccia di loro persone più ricche di conoscenze e capaci di utilizzare queste conoscenze per fare cose più complesse, più difficili, più belle di quelle che sapevano fare prima. Per questo offriamo loro tutte le opportunità che possiamo, per crescere insieme, anche al di là dello studio, attraverso il confronto e la condivisione delle idee. In questo percorso, #NonCiFermaNessuno è uno dei momenti migliori per stare insieme in allegria, riscoprendo le motivazioni più profonde e allontanando le paure che, spesso, ci impediscono di realizzare i nostri progetti. Vogliamo rilanciare questo messaggio agli studenti del Politecnico, ma anche alle ragazze e i ragazzi delle scuole superiori, che guardano a noi come un’opportunità per costruire insieme il loro futuro”.

Emozionante l’intervento video del campione del Mondo e indimenticato idolo bianco-rosso, Gianluca Zambrotta. Il centrocampista ha fatto il suo esordio in Serie A proprio con la maglia del Bari: “Nello sport come nella vita bisogna sapersi rialzare – ha detto. Il calcio insegna che puoi perdere, ma la domenica successiva hai l’occasione del riscatto. Io ho sempre avuto due obiettivi: diplomarmi ed arrivare in Serie A. Dico a questi giovani: siate caparbi, costanti, puntate una meta ed inseguitela con la passione. Il futuro fa paura se non si hanno le idee chiare”.

“Impariamo ad amarci” è il claim che accompagna la decima edizione del tour. “Con un gioco di parole provocatorio – aggiunge l’inviato di Striscia – spiego ai ragazzi che la più bella forma di altruismo può essere l’egoismo. Mi riferisco però a quello sano, mirato alla valorizzazione del proprio talento e a prendersi cura di sé stessi diventando un autentico atto di amore che permetterà di diventare persone migliori finendo anche col migliorare anche la vita di chi abbiamo intorno”.

Particolarissima la storia di Claudia Misceo alla quale è andato il Premio #NonCiFermaNessuno, un riconoscimento alla storia di resilienza che possa essere da stimolo per gli altri studenti. Claudia, leader del team corse del Politecnico, ha sacrificato la sua carriera universitaria e la sua vita personale per seguire la squadra e migliorarne le prestazioni: “Non mi sono ancora laureata – ha raccontato – ma vi dico: prendevi il tempo per seguire le vostre passioni. L’ingegneria meccanica è un campo maschile ma sta cambiando. Legatevi ai vostri sogni: solo così si può arrivare in una vettura da corsa a competere sui grandi circuiti internazionali”. Claudia ha ricevuto il manufatto costruito dagli artigiani 2.0 di Polilop e la possibilità di prender parte ad un corso in social media manager con gli esperti di Mac Formazione.

La sfida tutta green del format che vede l’obiettivo di rendere ecosostenibili le università italiane ha portato questa mattina inoltre, all’installazione di un eco-compattatore “Recopet” di Corepla per il riciclo delle bottiglie in plastica nell’Ateneo: “Attraverso questo progetto – ha spiegato il direttore gestione operativa Corepla, Antonio Protopapa – cerchiamo di aumentare la sensibilità dei giovani sui temi ambientali. Si ricicla e grazie ad una app si possono anche ricevere dei premi. È un piccolo incentivo che serve a stimolare i buonio comportamenti. Il Politecnico è un luogo speciale: io stesso sono un ingegnere e vi dico che le difficoltà ci saranno sempre, sappiatele superare”.

I temi della solidarietà e del volontariato hanno trovato spazio nella Charity di questa edizione legata al web game SuperFoody (prodotto da TreeWeb del gruppo MAC) che consente agli studenti di giocare e, al contempo, donare pasti al Banco Alimentare grazie alla partnership con il food donor LIDL Italia. Presente alla tappa di Bari il Presidente del Banco Alimentare Puglia Luigi Riso.

#NonCiFermaNessuno è, ormai da dieci anni, una campagna sociale basata sull’ascolto e si propone di inseguire nuove forme di comunicazione e sperimentare nuovi linguaggi. Lo fa anche grazie alle Stabilo card che raccolgono i feedback dei partecipanti amplificando il messaggio della community.

La musica è certamente pilastro del tour. Sarà il brano “Impariamo ad Amarci”, interpretato da Abete e dal giovane cantante Leonardo Frezzotti in arte “Fritz”, la colonna sonora delle tappe ed è già virale sulle maggiori radio e piattaforme musicali.

La prossima tappa sarà all’Università di Teramo il 22 aprile.

 Qui, dichiarazioni e sequenze:  https://we.tl/t-XnDFvzJs2O